Esteri

Onu, 881 giornalisti uccisi in 10 anni, più della metà in Paesi in pace. Omicidi impuniti nel 90 per cento dei casi

"Preoccupanti" i dati diffusi dall'Unesco nella Giornata mondiale per mettere fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti. Il presidente del parlamento europeo, Sassoli: "Rendiamo omaggio a Daphne Caruana Galizia, Jan Kuciak e a tutti quelli che hanno perso la vita per aver svolto il loro lavoro". Colpiti principalmente i corrispondenti. Al via campagna #KeepTruthAlive
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ROMA - Negli ultimi 10 anni, almeno 881 giornalisti sono stati uccisi nel mondo per aver raccontato la verità. In nove casi su 10, gli omicidi restano impuniti.

Le uccisioni sono aumentate del 18 per cento nel mondo nel quinquennio 2014-2018 rispetto ai cinque anni precedenti, e il 55% degli omicidi ha avuto luogo in Paesi "in pace". Quasi il 90% dei responsabili delle uccisioni dei 1.109 giornalisti assassinati tra il 2006 e il 2018 non è stato punito. I Paesi con il più alto tasso di vittime tra i giornalisti sono gli Stati Arabi, seguiti da America Latina, Caraibi e Asia. L'Unesco, registra tuttavia un calo del numero di omicidi nei primi 10 mesi del 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con 44 omicidi di giornalisti segnalati al 30 ottobre 2019, rispetto ai 90 della stessa data del 2018.

Sono i dati diffusi dall'Unesco nella Giornata mondiale per mettere fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti. La direttrice generale dell'organizzazione delle Nazioni unite per l'educazione, la scienza e la cultura, Audrey Azoulay, li definisce "preoccupanti". Quest'anno il 2 novembre si concentra sui giornalisti locali, sottolinea, attraverso la campagna #KeepTruthAlive per sfidare la percezione che gli omicidi avvengano solo lontano dagli occhi del pubblico, colpendo principalmente i corrispondenti di guerra stranieri.
"Accende i riflettori sui giornalisti locali che lavorano sulla corruzione e sulla politica in situazioni non conflittuali, che hanno rappresentato il 93% delle morti dei giornalisti negli ultimi 10 anni. L'Unesco chiama a rispondere tutti coloro che mettono a rischio i giornalisti, che li uccidono e che non fanno nulla per fermare questa violenza. La fine della vita di un giornalista non dovrebbe mai essere la fine della ricerca della verità", dichiara Azoulay in una nota.

Anche il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ha voluto partecipare alla celebrazione di questa Giornata. "Non c'è democrazia senza la libertà di stampa - scrive su Twitter -. Nel giorno internazionale per porre fine all'impunità dei crimini contro i giornalisti, rendiamo omaggio a Daphne Caruana Galizia, Jan Kuciak e a tutti quelli in tutto il mondo che hanno perso la vita e hanno subito attacchi per aver svolto il loro lavoro".

Daphne Caruana Galizia, giornalista e blogger maltese, impegnata in numerose inchieste e attiva contro la corruzione, è stata assassinata in un attentato dinamitardo nel 2017, mentre Jan Kuciak, giornalista slovacco, impegnato in indagini sulla gestione di fondi strutturali dell'Unione europea nel suo paese è stato trovato ucciso nella sua abitazione nel febbraio 2018.

"Quando i giornalisti sono presi di mira, la società nel suo complesso paga il prezzo" ha dichiarato il Segretario Generale
dell'Onu, Antonio Guterres. "Se non riusciamo a proteggerli, sarà estremamente difficile per noi rimanere informati e contribuire al processo decisionale. Se i giornalisti non riescono a fare il loro lavoro in sicurezza, il mondo di domani sarà segnato da confusione e disinformazione", ha aggiunto. Infine, ha detto "senza libertà d'espressione e media liberi sarà impossibile far progredire la democrazia e raggiungere gli obiettivi di sviluppo durevole che ci siamo preposti".